CASTEL MORRONE (ce)SENTIERO STORICO

Castel Morrone: sentiero storico

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 2 ottobre 2022

a cura di Giuseppina Moleta

CASTEL MORRONE (notizie storiche)

Castel Morrone, (“Morrone in Terra di Lavoro” fino all’Unità d’Italia), è un piccolo paese, 10 km a nord di Caserta, antichissimo per storia. Esso, infatti, ancora oggi conserva la struttura dei “Pagus Tifatinus” con ben nove “Fundus” di sannitica memoria che si snodano ai piedi del Monte Castello. Nel suo territorio sopravvivono ben 5km. di mura megalitiche o poligonali risalenti al VII-VI secolo a.C., un’imponente fortificazione che accolse nel 216 a.C. l’accampamento di Annibale, reduce dalla vittoria di Canne, per i cosiddetti “ozi di Capua”. Nessun luogo d’Italia è stato testimone della storia come questo territorio che ha visto sfilare  gli eserciti  più antichi, da quelli degli Etruschi e dei Sanniti, a quello di Annibale, agli eserciti barbarici del Nord Europa, a quelli dei vari Principati nell’alto medio evo, fino all’armata garibaldina e alle armate alleate dell’ultimo conflitto mondiale.                     

La campagna meridionale di Garibaldi, nelle vicende risorgimentali, ha avuto sul castello di Morrone il punto focale e decisivo per le sorti della battaglia del Volturno, che portò all’unificazione d’Italia, tanto che lo stesso Garibaldi definì Castel Morrone: “Termopili d’Italia”.

 Il 6 settembre 1860 il Re di Napoli Francesco II, visto l’approssimarsi dell’armata garibaldina, lasciava Napoli per Gaeta, lanciando un accorato appello ai suoi soldati perché arretrassero oltre il Volturno per un’estrema difesa del Regno. I soldati napoletani risposero a migliaia e, alla fine di settembre, due eserciti si fronteggiavano sulle rive opposte del fiume Volturno. Il 28 settembre 1860, il 1º Battaglione Bersaglieri della Divisione Cosenza dell’Armata garibaldina, comandato dal capitano Pilade Bronzetti, ricevette l’ordine di raggiungere il Castello di Morrone. Il 1º ottobre 1860 da parte borbonica fu dato l’ordine di attacco per l’ultima grande battaglia per la riconquista del Regno. Bronzetti intuì che a Castel Morrone potevano decidersi le sorti di tutta la battaglia del Volturno e non volle cedere di un sol passo; pertanto, come i 300 spartani di Leonida alle Termopili, i 300, per la verità storica 295, garibaldini di Bronzetti, nonostante l’enorme sproporzione delle forze, resistettero fino alla morte del loro comandante. Gli storici sono concordi nel ritenere questa resistenza determinante nella vittoria nella battaglia del Volturno.

                                       MONTE CASTELLO

Il complesso di Monte Castello (420 m s.l.m.) costituisce il primo nucleo abitativo di Castel Morrone. Fondato dai Sanniti tra il IV e il III secolo a.C. fu poi abbandonato in epoca romana e riutilizzato nell’Alto Medioevo. Il Castello, le mura e il villaggio furono costruite dai normanni intorno al XII secolo e dismessi nel XV secolo a seguito di un evento sismico.

          Poco distante dalla torre è collocato il Santuario di Maria SS. della Misericordia, sorto nel XVII secolo sui resti di una piccola cappella già esistente.
          Un altro elemento di notevole interesse storico è la cosiddetta Tomba di Pilade Bronzetti, ossia un monumento in pietra a forma piramidale ideato e scolpito da Enrico Mossutti e inaugurato l’8 dicembre 1887.

          L’intera vetta di Monte Castello è sottoposta a “Dichiarazione di interesse culturale” secondo quanto prescritto dalla L. 1089/1939 artt. 1, 2, 4, 21. Il vincolo è stato apposto con D.M. 25/05/1996.

                                       ITINERARIO

          Il percorso, ben segnato, inizia in località Abetelle (240m s.l.m.); si raggiunge un punto panoramico sulla piana di Monte Verna con le anse del fiume Volturno. I segnali indicano, a sinistra, il Sentiero del Mirto, già meta di una nostra escursione, mentre a destra si sale, inizialmente su sentiero, poi su strada asfaltata fino al Castello (420m. s.l.m.). Per il ritorno, si percorre un tratto della strada asfaltata e si prende un sentiero che in breve permette di raggiungere la frazione Annunziata con la chiesa dell’Annunziata, risalente al sec. XVI.

          Dislivello: m180; Altezza massima: m420; Difficoltà: facile;

                                       CURIOSITA’

          Percorso geologicamente interessante su calcari ricchi di Rudiste, Requienie e Gasteropodi vari. Scorci panoramici suggestivi: i Monti Tifatini, i Monti Trebulani e la piana del Volturno con le caratteristiche morfostrutture piramidali, come il M. Mesarinolo alto m.245, chiamate Piramidi del Volturno che  hanno dato origine a svariate leggende (rifugio di extraterrestri) e similitudini con le piramidi di Giza.

          Secondo un “ricercatore” a Piana di Monte Verna due rilievi sono simili ai monumenti egizi

          Gennaro Oliviero è un consulente aziendale, esperto di sicurezza nei luoghi di lavoro. «Per questo tengo a sottolineare che il mio studio parte da basi empiriche, da osservazioni attente e tanta curiosità». La tesi di Oliviero è che a pochi chilometri da Napoli ci siano due piramidi nascoste, due monumenti camuffati da collinette al centro della Piana di Monte Verna, nella valle del Volturno. «Mi sono imbattuto in vari articoli in cui si faceva riferimento alla scoperta di alcune presunte piramidi sul territorio italiano. Vi era anche un accenno ad una piramide nei pressi di Sant’Agata dei Goti in provincia di Benevento. Subito mi sono sovvenute alla mente due collinette che si trovano nella Piana di Monte Verna, l’area che da Caserta porta a Caiazzo, le quali risultano essere su un territorio piano e costeggiato dal fiume Volturno e di forma pressoché geometricamente regolare. Interessato alla cosa, ho effettuato alcune ricerche su internet, scoprendo che sono state individuate altre probabili piramidi nella stessa zona comprendente territori sul confine tra le provincie di Caserta e di Benevento. Solo in un blog (http://piramidiinitalia.myblog.it/) si fa riferimento ad una delle collinette della Piana individuata come piramide che, a detta dell’autore, pare sia perfettamente allineata con le piramidi individuate tra casertano e beneventano, le quali risulterebbero in asse con la “Cintura di Orione”, cioè la stessa condizione delle piramidi di Giza». E qui il discorso diventa complesso e le coincidenze iniziano a moltiplicarsi. «Ho iniziato a studiare la morfologia delle due collinette della Piana, producendo una serie di osservazioni che mi hanno fatto dedurre che questi rilievi non possono essere semplici collinette di origine naturale, poiché non presentano, per esempio, le caratteristiche tipiche dell’origine vulcanica o tettonica o di altra natura tipica dei rilievi del territorio italiano. Le osservazioni maggiori sono state quelle di una serie di analogie delle due collinette con le piramidi di Chefren e di Cheope situate nella piana di Giza in Egitto. Con l’aiuto di Google Earth, che ha strumenti di rilievo e misurazione, ho potuto rilevare le dimensioni delle due collinette, correlandole poi con le dimensioni delle note piramidi egiziane rimanendo a dir poco sbalordito. Le correlazioni non sono solamente sulle «misure», che risultano essere proporzionali tra i due siti, ma anche sulla posizione geografica delle due piramidi di Caserta – così le ho definite – e la loro inclinazione rispetto all’asse Nord/Sud, che pone le stesse, se ricostruite nella loro originaria forma, con lati e vertici correlabili con siti noti in cui insistono piramidi più che conosciute o di recente scoperta quali quelle della penisola dello Yucatan (Messico, Maya) e quelle di Sarajevo (Visoko)». Eppoi c’è l’ansa del Volturno che, vista dall’alto, sembra ricalcare con precisione l’ansa del Nilo che passa accanto alle piramidi di Giza;  c’è il fatto che entrambe le colline piramidali di Piana di Monte Verna guardano diritto alla Piana di Giza. Coincidenze? «Sono osservazioni spesso banali che portano ad altre più complesse. Una sfida a capirne di più».

                                                                                                  Salvio Sapio