DALLA STAZIONE DI VICO EQUENSE ALLA SORGENTE SPERLONGA

ESCURSIONE SOCIALE 26/09/2021

Il sentiero della Sperlonga segue un’antica traccia preromana (VIII Sec. A.C.), utilizzata dai pellegrini per recarsi al tempio greco della dea Atena, posto all’estremità del promontorio di Punta della Campanella (Capo Ateneo), tempio dedicato poi dai romani a Minerva. Era l’unica strada di collegamento tra la piana vesuviana, dove esistevano tutte le città più organizzate, e la Penisola Sorrentina. Dalla stazione della circumvesuviana di Vico Equense, si sale verso la Chiesa di S. Maria del Toro (m150 s.l.m.), e si continua per via dei Mulini dove ancora esistono ruderi e torri dei mulini che utilizzavano l’acqua della sorgente della Sperlonga, sorgente che alimentava anche tutta la città di Vico Equense. Al casale di S. Francesco (m275 s.l.m.) si incontra subito l’imponente edificio del convento dei monaci francescani, con il caratteristico colore rosso, e il cimitero che costituisce il punto di partenza della via Sperlonga.

Il complesso conventuale di San Francesco sorse nel Seicento, intorno alla più antica chiesa di Santa Maria a Chieja; all’interno della chiesa si conserva la statua di epoca bizantina. Sul belvedere un ramo d’olivo in acciaio, realizzato nel 1977 dallo scultore Emilio Greco, rende omaggio a San Francesco d’Assisi. Il Convento è stato anche la sede di Fra’ Cosimo, il frate delle colombe. Al secolo Giovanni Cellese, nacque a Tramonti il 7 febbraio 1913 e morì nel convento il 7 agosto 2011. Nella storica giornata per la pace celebrata dal Papa Giovanni Paolo II ad Assisi, la sua immagine con le colombe comparve sulle riviste di tutto il mondo. Si deve a lui anche la realizzazione nel 1979 del monumento a San Francesco, opera di Emilio Greco, che domina e protegge la città dalla sommità della collina. Conosciuto ovunque in tutta la Campania, era diventato un’icona, definito da molti un santo. Nel momento stesso in cui diventò francescano, prese la decisione di essere Diacono e non sacerdote (perciò non ha mai celebrato messa), per essere simile in tutto e per tutto al serafico Francesco. Uomo di grandissima spiritualità e di grandissima umiltà, era particolarmente lieto di servire il convento, lavorando la terra e accudendo le colombe.

Si procede, su un fondo sterrato, lungo un itinerario molto panoramico che domina la costa di Vico Equense, circondati dalla fiorente macchia mediterranea e da coltivazioni di olivi. I caratteristici terrazzamenti, delimitati dai muri di pietre a secco (mangiarine), hanno permesso da sempre di sfruttare al massimo il territorio disponibile per attività agricole e di allevamento. A pochi metri dalla sorgente (m310 s.l.m.) si incontra l’antico edificio del dazio dove si riscuotevano le tasse sui prodotti che da Stabia venivano trasportati a Vico Equense.

Dislivello: m210 Durata: circa 3h Difficoltà: facile